Perdersi a Khan al Khalili

Nei miei primi giorni al Cairo e con un sillabario arabo inesistente mi è stato suggerito: “Vai a Khan al-Khalili e possibilmente perditi!”.

Il mercato di Khan al Khalili è una meta conosciuta dai turisti, ma la sua frequentazione abituale permette di scoprire angoli e nuove meraviglie con il naso che sale su e giù, intercettato da odori e colori ad ogni passo.

Potete togliervi le scarpe ed entrare nella moschea di Al-Azhar, cercando rifugio dai clacson che non danno tregua. Oppure, la guida vi farà visitare il perimetro reso celebre dalla penna di Naghib Mafhouz, con l’omonimo caffè e i venditori di lampade e gioielli.

Ma è attraversando la strada e penetrando la via Al Muizz Li Din Allah, che scoprirete un luogo lontani dai riflettori, dove storia e cronaca si incontrano.

I palazzi parlano di una grandezza che il tempo ha solo impolverato, e dovrete farvi largo inizialmente tra tessuti e cianfrusaglie d’importazione. Poi, d’incanto incontrerete l’ultimo laboratorio del fabbricante di tarboosh (fez), il copricapo tradizionale, rosso con le frangie nere, che ora solo i religiosi portano.

In lontananza scorgerete i due minareti che sorvegliano l’ultima porta mediovale, detta Bab Zuweila. I bastioni sono ancora lì a presidiare la città vecchia, con il suo via vai secolare sulla terra battuta, come dieci secoli fa./span>

Passate le porte, vi infilerete dentro il mercato dei tessuti dove potete lasciarvi conquistare dagli inviti, i richiami in italiano (vi riconosceranno subito) e gli arazzi multicolore che meritano una lunga ed attenta negoziazione.

A questo punto la stanchezza si farà sentire e potete trovare riparo tra i tavolini del caffè Al fishawi: un tè alla menta e il profumo delle sciscia fumanti vi rianimeranno.

Alla prossima settimana… Inshallah!