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Cittadini nel mondo, le esperienze di chi si trova all'estero per studio, lavoro e svago.

Il mio arrivo a Madrid

Sono arrivata a Madrid il 20 di ottobre.

L'estate scorsa ho partecipato ad un bando di concorso che prevedeva la possibilità di di fare un tirocinio di 3 mesi all'estero. Le sorti del concorso, inizialmente, non sono state positive, ma i primi di ottobre, ricevo, inaspettatamente, una chiamata da parte dell'associazione che aveva messo in palio il bando, che mi diceva che una ragazza, inizialmente selezionata, si era ritirata e che se fossi stata ancora disponibile, sarei potuta partire entro un paio di settimane con distino: Madrid!!

Stupita e incredula, accetto senza neppure pensarci. Compro i biglietti aerei, saluto amici e familiari e nel giro di pochi giorni ero sul volo Bologna- Madrid, pronta per questa nuova esperienza!

Nella capitale spagnola ci ero già stata anni fa, per vacanza, ma quando ho ricevuto la chiamata ho aperto il computer e mi sono collegata in internet per prendere maggiori informazioni sulla città.

A parte i soliti consigli su cosa vedere e cosa visitare, ho trovato qualche curiosità riguardante la densità e la sua storia e mi ha sorpreso sapere che fu dichiarata capitale da Filippo II nel 1561 solo per comodità geografica!!!

Inutile dire che la maggior parte degli articoli che ho trovato, riguardavano la movida, il divertimento notturno, le discoteche, i locali notturni, ma anche moltissime relative ai musei come il Prado, Museo del Reina Sofia. Insomma, per chi non lo sapesse, Madrid è una città giovane, entusiasmante, carismatica, piena di cultura, e ogni cosa uno possa cercare qui la trova, dal wifi sugli autobus a negozi aperti 24 ore su 24.

La prima domenica passata qui, sono andata a vedere le mie due mete preferite: il Parco del Retiro e la Gran Via. Il Retiro, meta domenicale delle famiglie e di innumerevoli turisti, copre quasi 120 ettari di superficie. Praticamente è una città dentro un'altra città. E' meta di incontro per fare picnic, giocare a pallone, correre, rilassarsi prendendo il sole o leggendo un libro. Praticamente è un Central Park spagnolo! Dopo essermi persa innumerevoli volte nel parco cercando di raggiungere il Palazzo di Cristallo e il laghetto principale con il Monumento di Alfonso XII, decido di uscire da questo immenso parco e di dirigermi verso la Gran Via.

Inizialmente, sono un po' restia all'idea di farmi tutta la strada a piedi, ma la curiosità di vedere la città è troppo forte e mi avvio sula Calle de Alcalà. E non potevo fare scelta migliore!! 

Uscita dal parco mi sono ritrovata subito davanti la Puerta di Alcalà, uno dei monumenti più significativi e conosciuti della capitale madrilena. Intravedevo già la Fuente del Cibele, quando ferma ad un semaforo vedo passare una specie di furgoncino a pedali, su cui erano seduti 6 ragazzi, uno di fronte all'altro, 3 per lato, al centro del quale c'era un bancone con spillatrici di birra e, questi giovani spagnoli, ad ogni curva, si riempivano il bicchiere e brindavano alla salute di coloro che si fermavano a guardarli. GENIALE!

Proseguo e finalmente arrivo alla Gran Via, ormai il sole sta calando, le luci illuminano la via... non ci posso credere! Per la prima volta, guardando col naso all'insù i palazzi imponenti che costeggiano la strada, me ne rendo conto: sono a Madrid!

E la mia avventura è appena iniziata...

 

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La lingua del sì

La lingua del sì

Per me, fare l'insegnante di italiano è uno dei lavori più gratificanti del mondo. Poter divulgare la mia lingua, la lingua del sì come l'aveva chiamata Dante è un vero privilegio. Se non fosse per il fatto che le giovani menti francesi non sono ancora del tutto pronte per ricevere tale importante sapere. Ora vi racconto.

Lavoro per un'associazione che ha sede in Savoia e che propone corsi di italiano per adulti e per bambini. A me hanno affidato entrambi, 3 corsi per adulti e 4 classi della scuola elementare. Che dire, ce n'è per tutti i gusti.

Tra i banchi dei corsi per adulti si possono trovare molti esemplari di pensionati iperattivi, di nonne appassionate di maglia e di opera e di suocere sotuttoio. Si possono, altresì, scorgere rare specie di uomini in carriera e casalinghe che (ovviamente) ne sanno sempre di più degli uomini in carriera.

Ecco, tutto questo sottobosco è il mio pubblico e ho il compito di farli avanzare nell'apprendimento della lingua senza annoiarli e inserendoli sempre in situazioni comunicative di tutti i giorni. Come me la cavo? Direi abbastanza bene, finché riesco a motivarli ed ad interessarli, il gioco è fatto. Tuttavia,  appena c'è il minimo riferimento, la minima divagazione riguardo qualcosa che potrebbe non essere di loro gradimento, fanno scattare le loro braccia al cielo, come le gemelle Kessler quando cantavano dadaumpa, per esprimere il loro disappunto.  Però, devo dire che la loro volontà è quella di imparare. Cioè, se decidono di alzarsi dal loro divano ed affrontare la tormenta gli uni, di stare ad ascoltare una che parla di verbi e coniugazioni dopo 8 ore in ufficio gli altri, questo significa che vogliono effettivamente imparare l'italiano.

Al contrario, i bimbi delle elementari non hanno ancora la capacità di fissarsi degli obiettivi. Perciò a loro non frega un fico secco se si dice maestra e non maestà, se dice uno due tre e non iunò diué trrré (da leggersi con la erre moscia). Rimangono perplessi tutte le volte che mi arrabbio se non scrivono sul quaderno quello che dico, se si mettono le dita nel naso quando mi parlano e se mi chiamano Lorà invece di Laura.

In compenso, questo lo devo ammettere, sono speciali perché si preoccupano sempre se mi manca la mamma o la nonna, vogliono sapere dove sono nata e se il mio papà mi ha insegnato ad andare in bicicletta ("ma quanto ci hai messo in bicicletta dall'Italia a Chambéry?"). In più, litigano per potermi tenere la mano quando, in fila indiana, li accompagno nel cortile per la ricreazione e tutte le volte che entro in classe mi regalano un disegno. I disegni dei bambini, nonostante non siano proprio delle opere d'arte, sono la cosa più bella che c'è. E' il loro modo per dirmi grazie e che mi vogliono bene anche se non capiscono niente di quello che dico.

 

 

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Arbitrare, che passione!

Arbitrare, che passione!

Arbitrare,che passione!

Che lo sport sia un'attività importantissima nella vita di tutti è oggi giorno un pensiero da molti condiviso. Una sostanziale differenza però vi è ancora nel modo di vedere e considerare alcune attività sportive.

Una tipica domanda che i parenti domandano alle tradizionali cene natalizie è :“che sport fa il ragazzo?“ Se la risposta è calcio, basket, pallavolo più che tennis nulla di insolito. Buffa è la reazione quando la mia risposta è “io faccio l'arbitro.” Spontanea e genuina risposta è “Perchè? Ma chi te lo fa fare?”

La mia risposta è la passione per questo sport. L'arbitraggio è per me il mezzo che mi permette di vivere in prima persona la mia passione, il calcio. Ogni domenica in un campo diverso ma sempre con la stessa voglia di decidere e fischiare guidati dal senso di giustizia.

La giornata dell'arbitro inizia già il Sabato, quando si rinuncia alla notte brava con gli amici e si va a dormire presto. Domenica sveglia presto e pranzo alle 11. Pranzo ovviamente tutt'altro che domenicale; pasta al pomodoro, crudo e grana. Giusto il tempo di fare la borsa, mettersi la rigorosa cravatta e si parte. Al campo non posso contare sui compagni di squadra; sono io, il mio fischietto e le mie motivazioni. Spesso siamo indifferenti alle intemperie; pioggia, neve o vento che sia: si gioca!

L'Associazione Italiana Arbitri (AIA), della quale sono associato dal 2010 mi ha dato tanto, facendomi crescere e acquistare sicurezze. I principi che guidano gli oltre trentamila fischietti italiani sono gli stessi nelle svariate sezioni arbitrali da Aosta fino a Palermo: onestà, correttezza, neutralità.

L'arbitraggio è stato per me una scuola di vita, un viaggio formativo che tuttora prosegue e continua ad arricchire la mia personalità. Una delle prime partite in cui sono stato visionato, l'osservatore mi disse che per essere un buon arbitro bisogna ancora prima essere un buon uomo. Ogni Domenica prima del fischio d'inizio mi ripeto ancora questa frase.

Mi piacerebbe ora rivolgere un invito a tutti voi che mi leggete ad unirvi alla nostra associazione. Spero di avervi convito che a differenza di come spesso la pensano i tifosi, arbitrare è bello. Le sensazioni che si vivono in campo sono uniche e speciali. Se hai voglia di darti da fare, inseguire un sogno e ottenere soddisfazioni, non aspettare altro, ti stiamo aspettando!

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Mi affaccio alla finestra e vedo...

Mi affaccio alla finestra e vedo...

Mi affaccio alla finestra e vedo..

Venerdì 24 Ottobre, un Venerdì mattina soleggiato, come spesso accade in quel di Bolzano-Bozen. Il capoluogo altoatesino si classifica infatti sempre in cima alle classifiche per numero di giorni di sole annui, in molti anni addirittura più di trecento. 

La vista mozzafiato della foto è la vista che si ha dal sesto piano della Libera Università di Bolzano. La nostra università ha pensato bene di assegnare il piano più bello proprio a noi, gli studenti. Ed è così che le sedi delle associazioni studentesche si trovano proprio qui, al sesto piano del famoso edificio F.  

Mi fermo un attimo ad osservare i particolari del paesaggio. Il sole mi scalda la braccia, nonostante il vento autunnale spiri intenso. In alto a sinistra si nota parte del gruppo dello Sciliar-Schlern già coperto dalla prime nevi. A questo si affianca il massiccio del Catinaccio-Rosengarten, imbiancato anche questo. Notevole è il contrasto tra le vigne a terrazza, ancora floride e verdi, e la immense Dolomiti.

Oggi la vita vive a ritmi troppo elevati per queste cose. L'uomo moderno non ha più tempo per riflessioni di questo tipo. Non apprezziamo più sensazioni forti, come quelle che la montagna può darti. La natura non è ne cool ne tanto meno social. Troppo spesso ci lamentiamo, siamo stressati, facciamo cose che non vorremmo fare. Forse sono ad essere troppo nostalgico e forse anche un po' romantico. Mi affaccio alla finestra e osservo. Mi fermo, mi alieno, mi lascio trasportare dalle emozioni che la natura mi trasmette. Volo lontano da tutto e tutti. Sogno.

Apprezzo quanto abbiamo, quanto di bello il nostro paese, il Belpaese ci offre. Diciamocelo, viviamo in un mondo meraviglioso.

Il mio sogno dura poco. I piedi tornano a terra. La prossima lezione sta iniziano, il mondo torna quello di sempre, splendido.

 

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