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Cittadini nel mondo, le esperienze di chi si trova all'estero per studio, lavoro e svago.

Taxi!

Taxi!

Il taxi è il mezzo tra i più utilizzati per chi vive ad Alessandria e non possiede un’automobile. I tassisti egiziani guidano modelli di Ford o Fiat degli anni Settanta, hanno il tassametro che non funziona, arredano il proprio veicolo-posto di lavoro con diversi ammennicoli (anche coperte di pelo e copri volanti), posseggono sempre una scatola di fazzolettini monouso (profumatissimi) e si improvvisano guide turistiche. Il mio rapporto con i tassisti è stato quasi sempre conflittuale. Ogni volta la solita storia: contrattare il prezzo, rifiutare i gadget come supplemento alla corsa e dare indicazioni. Nell’ultima cosa, con il tempo, sono diventata brava: nel mio arabo stentato sono riuscita a indicare persino la strada per una casa privata (ero invitata a pranzo quel giorno) e ne sono stata fiera! Per il resto, di battibecchi o di episodi tragicomici ne sono capitati parecchi. Infatti, questo servizio l’ho sempre utilizzato per la mia spesa settimanale, visto che i supermercati non sono in centro. Non di rado mi capitava, soprattutto andando verso un centro commerciale, di vedere il prezzo pattuito in partenza, aumentato una volta arrivata a destinazione: la lotta era dura, ma al mio secco “no, non pago di più”, arretravano. b2ap3_thumbnail_foto-interno-articolo-taxi.jpgQualcuno mi diceva che, avendo l’abitudine a viaggiar sola, non mi conveniva troppo essere testarda, ma rispondevo che una cifra pattuita non può essere modificata successivamente. Ammetto che oltre ad esser testarda ero anche incosciente. Gli episodi che maggiormente ricordo e che mi hanno divertito sono stati due. Il primo è avvenuto al mio ritorno dal Cairo dopo la festa del sacrificio. Ero alla stazione ferroviaria e non essendo molto distante, ma con una valigia, decido di chiamare un taxi per 5 lire. Riesco ad accordarmi, ma verso casa il tassista mi propone di pagare 8 lire. Inizia, con garbo, un battibecco infinito (in realtà di pochi minuti, considerando il percorso e la velocità alla quale andava) che si conclude con il portiere, che trovandosi fuori dal condominio mi chiede cosa capita, e invita il conducente ad andare via il più presto possibile. Con la ramanzina finale: <<Lei vive sola e viaggia sola, non ha paura qualche volta?>>.

Il secondo episodio è molto divertente. Ero in giro con Christina e decidiamo di prendere un taxi per andare a visitare la tenuta di Montaza. Il tassista è molto simpatico e prende anche la mia amica per straniera! Il viaggio diventa come una riunione per mostrare i prodotti e venderli. Nel suo buon inglese ci invita a comprare di tutto: fazzoletti, portachiavi e una guida turistica in tedesco della città. Rivolgendosi alla sottoscritta, afferma, con molta convinzione che aveva capito che ero tedesca perché non ero abbronzata ma solo rossa in viso.  

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Piazza Zaghloul

È il mio secondo giorno in città e devo organizzarmi. Ho preso già accordi con Christina, alessandrina che ho conosciuto su Facebook e che nei giorni successivi avrei finalmente incontrato. Si è proposta come guida perché le piacerebbe conversare in italiano. La vedrò nei giorni seguenti, nel frattempo decido di fare la spesa e di conoscere il quartiere dove abito. Fermo un taxi all’uscita del condominio e parto verso un supermercato molto noto quanto ben fornito. Non ci sono bus collettivi che portano fin alla periferia della città (dove si trova il negozio) quindi scelgo il taxi. In Egitto è abitudine, apprezzata dagli stessi egiziani, contrattare il prezzo di qualsiasi cosa, anche della corsa sui mezzi di trasporto. Per quella distanza si oscilla tra le 15 e le 8 lire, ma se non sei egiziano il prezzo può salire. Mi accordo per 10 lire e il tassista mi conduce al supermercato. Tornata a casa, con la soddisfazione di avere il frigorifero pieno, esco per il centro, portandomi dietro la guida che ho comprato in Italia prima della partenza. Arrivo in piazza Saad Zaghloul attraversando i vicoli del mio quartiere per capire come è fatto. Ci sono bar, caffetterie, macellerie, hotel, negozi di artigiani greci e negozi di abbigliamento di manifattura cinese per donne musulmane. La strada è piena di sabbia e i gatti sono ovunque (soprattutto vicino alla macelleria). Cerco di memorizzare il percorso per arrivare, nei giorni che seguiranno, puntuale al Consolato. Midan Saad Zaghloul è dedicata ad uno dei più importanti esponenti del partito nazionalista egiziano (WAFD), che, in seguito alla nascita del protettorato britannico del 1919, fu mandato in esilio come oppositore. La statua, infatti, volta le spalle alla città e guarda verso la corniche (il lungomare) Shari 26 Yulyo.

Qualche tempo dopo, parlando con un impiegato del Consolato e speculando sul perché la statua si trovasse in quella posizione, mi sono convinta che l’uomo politico si sia sentito tradito dal proprio paese, dal fatto che la famiglia reale, al quale era molto legato, abbia accettato il protettorato britannico senza ribellarsi.

Piazza Zaghloul è famosa anche per il tram: la linea tranviaria di Ramlah era già in funzione nel 1843 ed era un vero e proprio vanto di questa città multietnica e cosmopolita che conserva ancora i passaggi di molte comunità europee, nonchè dell’influenza inglese e francese. Uno dei boulevard più importanti, che parte proprio dalla piazza, è intitolato a Safiya Zaghloul, moglie di Saad nonché attivista del partito Wafd, che continuò la lotta politica anche dopo l’esilio del marito. Safyia e Saad sono due simboli di una città, che nata dal volere di Alessandro Magno, ha la particolarità di essere europea, nord africana e mediorientale, ha accolto molte comunità e oggi tenta di ritornare ai fasti dei primi anni del Novecento.

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