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Cittadini nel mondo, le esperienze di chi si trova all'estero per studio, lavoro e svago.

La mia vita a Chambéry

La mia vita a Chambéry

Abito in Francia dal 2011. Ho vissuto un po' dappertutto nel grande esagono francese, da Lione a Tours e quest'anno eccomi qui a Chambéry, ridente cittadina della Savoia, incorniciata dalle Alpi. Devo ammettere che il salto dalle chilometriche spiagge dei lidi ferraresi alle vette rigogliose con mucche al pascolo mi ha un po' destabilizzato quest'estate, tanto più che, ancora adesso, quando faccio una strada in salita mi si tappano le orecchie. Perché la Francia? Perché è un paese che si muove e che, allo stesso tempo, ti aspetta. Si preoccupa che tu riesca a seguirlo, a patto che tu lo voglia. Ciò significa che qui, chi va avanti è perché se lo merita. E io che sono italiana, il valore della meritocrazia lo apprezzo più di altri.

Sono arrivata a Chambéry a fine agosto, quando ancora tutti erano in vacanza. Gli autobus erano sempre vuoti e non si faceva la coda per una baguette. C’era caldo e le lenzuola, al sole, si asciugavano subito. Ora c’è freddissimo, ho le mani e le labbra secche ed a tutte le ore del giorno le boulangerie sono piene di gente che è sempre di fretta.

Di lavoro inseguo un sogno, il che mi lascia il tempo anche di fare qualcos’altro. Insegno italiano in una scuola elementare e faccio anche dei corsi per adulti. Inoltre, a tempo perso, faccio "l'assistante d’éducation", detta anche più rusticamente bidella. In poche parole, sorveglio i bambini di una scuola durante la mensa e la ricreazione, propongo loro attività sportive e creative nei momenti liberi. Sono due gran belle esperienze, ed è un ottimo modo per farsi le ossa dato che il mio sogno è proprio quello di stare con i bambini ed insegnare.

Qui in Francia c’è, sì, il concorsone per diventare professore ma al contrario dell’Italia non ci sono liste d’attesa. Hai passato il concorso? Voilà il tuo contratto a tempo indeterminato. Unico neo? Il concorso è, giustamente, mio malgrado, durissimo e super selettivo.

Perciò, per darmi la forza di continuare a studiare e per tutti quelli che si rimboccano le maniche per ottenere ciò che vogliono senza aspettare che cada dal cielo propongo un brindisi virtuale. In alto i calici e cin cin, anzi no, santé!

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Un weekend a Vallendar

Un weekend a  Vallendar

Dal 6 al 9 Novembre ho trascorso un emozionante weekend presso Vallendar, nei pressi di Coblenza, Germania.

In tale data si sono svolti i celebri EUROMASTERS 2014, il più grande evento sportivo per business schools europee. La manifestazione accoglie ormai da più di quindici anni oltre 2000 studenti provenienti dalle più importanti business schools di tutta europee. L'organizzazione è guidata da un gruppo di 30 studenti della WHU otto beisheim school of management, università che ospita l'evento.

Quest'anno, dopo un anno di assenza anche la Libera Università di Bolzano (LUB) ha partecipato all'evento con una squadra di calcio a 5 ed una di pallavolo. La squadra mista di pallavolo si è particolarmente distinta nella sua competizione raggiungendo la fase finale ed essendo infine purtroppo eliminata dall'università di Praga. Altre competizioni sono state il basket, il calcio femminile, la voga e il cheerleading contest. La LUB è stata, assieme alla Bocconi Milano, l'unica rappresentanza italiana. 

La manifestazione si spinge però molto oltre la semplice competizione studentesca. Durante l'arco di tutti e tre i giorni è infatti possibile svolgere colloqui di lavoro in una situazione informale (speed-dating) con le aziende partner dell'evento quali Credit Suisse, Bertelsmann e molte altre. I partecipanti posso così creare nuovi rapporti di lavoro ma non solo.

Gli studenti vengono infatti ospitati da altri studenti nelle loro abitazioni, dove hanno la possibilità di conoscersi e confrontarsi.

Il clima internazionale che si respira durante il corso di tutto l'evento è davvero notevole. E' in momenti come questi che ci si sente veramente "Europei".

Una nota di merito va infine agli organizzatori di questo evento, giovani studenti come me, e interamente volontari. Questi infatti nel corso degli anni hanno raggiunto un livello di organizzazione e di efficienza invidiabile. A partire dai trasporti fino ai pasti, gli sport e l'aspetto ludico sono stati curati nei minimi dettagli con estrema professionalità. Stupefacente è stata la location della festa conclusiva dell'evento: per l'occasione è stata svuotata completamente una piscina e trasformata in una vera e propria discoteca.

Questa è stata per me la prima volta in cui ho partecipato agli EUROMASTERS ma mi auguro di avere la possibilità di rivivere ancora momenti unici come questi.

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La vela della feluca e la musica shaabi

La vela della feluca e la musica shaabi

Il Nilo, malgrado il suo colore, rappresenta un elemento costitutivo nell’immaginario della vita del Cairo. Prendere una feluca o noleggiare una barca può essere un’occasione per sfuggire alla calura o al semplice pretesto per stare con gli amici.

Il fascino della feluca è stampato nei nostri sussidiari alle elementari sebbene le barche ferme all’approdo mi ricordano sempre “Il vecchio e il mare”: “quella vela era rattoppata […] e quand'era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne”.

Una breve contrattazione e appena sciolti i vincoli con la terra ferma, lo scafo ciondolerà elegante inclinandosi docilmente alla brezza.

Lo scorrere rapido delle funi dispiegano la vela, circondati dai palazzi che oramai guardano  incuranti il Nilo.

Mentre tutto procede rumorosamente sulla terra ferma, il passo del barcaiolo è placido quanto la sicurezza dei gesti ripetuti mille volte in quel lembo d’acqua. Il Nilo non tracima più, non porta prosperità o dannazione con l’andare delle stagioni, ma continua a fendere questo paese e ad attirare i nostri occhi curiosi.

Se volete invece organizzare una serata con gli amici, un compleanno o addirittura il vostro matrimonio potete noleggiare facilmente barche di tutte le dimensioni a spasso sul Nilo.

L’effetto scenico alla sera è di sicuro impatto tra lampadine multicolore e l’immancabile musica “electro shaabi”, anche se il vero nome è mahraganat. E’ la musica dei giovani dei quartieri più popolari che mescola hip hop e musica dance. I decibel vi renderanno difficile la comunicazione con ogni persona intorno a voi; non vi restera’ che scaternarvi in un ballo a perdi fiato mentre il film della citta’ scorre davanti a voi.

Se invece il vostro appartamento si affaccia sul Nilo imparerete presto ad odiare queste barche e la loro infernale colonna sonora, che senza limiti d’orario vi impediranno di chiudere occhio.

Alla prossima settimana…Inshallah.    

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Perdersi a Khan al Khalili

Perdersi a Khan al Khalili

Nei miei primi giorni al Cairo e con un sillabario arabo inesistente mi è stato suggerito: “Vai a Khan al-Khalili e possibilmente perditi!”.

Il mercato di Khan al Khalili è una meta conosciuta dai turisti, ma la sua frequentazione abituale permette di scoprire angoli e nuove meraviglie con il naso che sale su e giù, intercettato da odori e colori ad ogni passo.

Potete togliervi le scarpe ed entrare nella moschea di Al-Azhar, cercando rifugio dai clacson che non danno tregua. Oppure, la guida vi farà visitare il perimetro reso celebre dalla penna di Naghib Mafhouz, con l’omonimo caffè e i venditori di lampade e gioielli.

Ma è attraversando la strada e penetrando la via Al Muizz Li Din Allah, che scoprirete un luogo lontani dai riflettori, dove storia e cronaca si incontrano.

I palazzi parlano di una grandezza che il tempo ha solo impolverato, e dovrete farvi largo inizialmente tra tessuti e cianfrusaglie d’importazione. Poi, d’incanto incontrerete l’ultimo laboratorio del fabbricante di tarboosh (fez), il copricapo tradizionale, rosso con le frangie nere, che ora solo i religiosi portano.

In lontananza scorgerete i due minareti che sorvegliano l’ultima porta mediovale, detta Bab Zuweila. I bastioni sono ancora lì a presidiare la città vecchia, con il suo via vai secolare sulla terra battuta, come dieci secoli fa./span>

Passate le porte, vi infilerete dentro il mercato dei tessuti dove potete lasciarvi conquistare dagli inviti, i richiami in italiano (vi riconosceranno subito) e gli arazzi multicolore che meritano una lunga ed attenta negoziazione.

A questo punto la stanchezza si farà sentire e potete trovare riparo tra i tavolini del caffè Al fishawi: un tè alla menta e il profumo delle sciscia fumanti vi rianimeranno.

Alla prossima settimana… Inshallah!

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Arbitrare, che passione!

Arbitrare, che passione!

Arbitrare,che passione!

Che lo sport sia un'attività importantissima nella vita di tutti è oggi giorno un pensiero da molti condiviso. Una sostanziale differenza però vi è ancora nel modo di vedere e considerare alcune attività sportive.

Una tipica domanda che i parenti domandano alle tradizionali cene natalizie è :“che sport fa il ragazzo?“ Se la risposta è calcio, basket, pallavolo più che tennis nulla di insolito. Buffa è la reazione quando la mia risposta è “io faccio l'arbitro.” Spontanea e genuina risposta è “Perchè? Ma chi te lo fa fare?”

La mia risposta è la passione per questo sport. L'arbitraggio è per me il mezzo che mi permette di vivere in prima persona la mia passione, il calcio. Ogni domenica in un campo diverso ma sempre con la stessa voglia di decidere e fischiare guidati dal senso di giustizia.

La giornata dell'arbitro inizia già il Sabato, quando si rinuncia alla notte brava con gli amici e si va a dormire presto. Domenica sveglia presto e pranzo alle 11. Pranzo ovviamente tutt'altro che domenicale; pasta al pomodoro, crudo e grana. Giusto il tempo di fare la borsa, mettersi la rigorosa cravatta e si parte. Al campo non posso contare sui compagni di squadra; sono io, il mio fischietto e le mie motivazioni. Spesso siamo indifferenti alle intemperie; pioggia, neve o vento che sia: si gioca!

L'Associazione Italiana Arbitri (AIA), della quale sono associato dal 2010 mi ha dato tanto, facendomi crescere e acquistare sicurezze. I principi che guidano gli oltre trentamila fischietti italiani sono gli stessi nelle svariate sezioni arbitrali da Aosta fino a Palermo: onestà, correttezza, neutralità.

L'arbitraggio è stato per me una scuola di vita, un viaggio formativo che tuttora prosegue e continua ad arricchire la mia personalità. Una delle prime partite in cui sono stato visionato, l'osservatore mi disse che per essere un buon arbitro bisogna ancora prima essere un buon uomo. Ogni Domenica prima del fischio d'inizio mi ripeto ancora questa frase.

Mi piacerebbe ora rivolgere un invito a tutti voi che mi leggete ad unirvi alla nostra associazione. Spero di avervi convito che a differenza di come spesso la pensano i tifosi, arbitrare è bello. Le sensazioni che si vivono in campo sono uniche e speciali. Se hai voglia di darti da fare, inseguire un sogno e ottenere soddisfazioni, non aspettare altro, ti stiamo aspettando!

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L’ahwa

L’ahwa

Per la mia generazione che ha vissuto il mito del bar sport, consumato le pagine di Stefano Benni descrivendo il tecnico da bar e smanettato con gli ultimi flipper, la ricerca di un corrispettivo egiziano condurrà ad un incontro inaspettato.

Infatti, l’ahwa o il caffè ha una sua disarmante ma attraente semplicità. Non ci sono insegne o luminarie ad attrarre gli avventori e solitamente l’ahwa è una semplice stanza, aperta sulla strada, con le pareti piastrellate fino al soffitto.

L’arredamento è limitato a pochi essenziali dettagli: le sedie di legno, piccoli tavolini circolari e l’immancabile sisha a portata di mano. Solo uomini, dall’alba a notte inoltrata, popolano lo spazio del caffè che all’occhio dello straniero sembra un mondo con codici indecifrabili.

Nessuna agitazione o discussioni animate ad eccezione dei giocatori di backgammon che vi lanceranno sguardi in cerca di consolazione. La gente sfila sui marciapiedi come dinanzi ad una giuria, calma e silente che fuma la sisha e beve lentamente un caffè.

Non essendo un fumatore, la sisha ha sempre avuto per me un aspetto sinistro.

Ma devo riconoscere che questo intruglio con aromi vari, accompagna il tempo libero aleggiando nelle vie.

Malgrado gli effetti dannosi siano incontestabili, molti amici e colleghi si abbandonano sulle sedie con infantile felicita’, aspirando ampie dosi di relax.

Chiedete il caffe’? Vi porteranno un caffè denso e pastoso speziato al cardamomo. Quanto zucchero? Al momento dell’ordinazione avrete tre opzioni: seda (senza zucchero), mazbout (medio), helou (zuccherato), poi ci penserà qualcuno ad esaudire il vostro desiderio.

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Mi affaccio alla finestra e vedo...

Mi affaccio alla finestra e vedo...

Mi affaccio alla finestra e vedo..

Venerdì 24 Ottobre, un Venerdì mattina soleggiato, come spesso accade in quel di Bolzano-Bozen. Il capoluogo altoatesino si classifica infatti sempre in cima alle classifiche per numero di giorni di sole annui, in molti anni addirittura più di trecento. 

La vista mozzafiato della foto è la vista che si ha dal sesto piano della Libera Università di Bolzano. La nostra università ha pensato bene di assegnare il piano più bello proprio a noi, gli studenti. Ed è così che le sedi delle associazioni studentesche si trovano proprio qui, al sesto piano del famoso edificio F.  

Mi fermo un attimo ad osservare i particolari del paesaggio. Il sole mi scalda la braccia, nonostante il vento autunnale spiri intenso. In alto a sinistra si nota parte del gruppo dello Sciliar-Schlern già coperto dalla prime nevi. A questo si affianca il massiccio del Catinaccio-Rosengarten, imbiancato anche questo. Notevole è il contrasto tra le vigne a terrazza, ancora floride e verdi, e la immense Dolomiti.

Oggi la vita vive a ritmi troppo elevati per queste cose. L'uomo moderno non ha più tempo per riflessioni di questo tipo. Non apprezziamo più sensazioni forti, come quelle che la montagna può darti. La natura non è ne cool ne tanto meno social. Troppo spesso ci lamentiamo, siamo stressati, facciamo cose che non vorremmo fare. Forse sono ad essere troppo nostalgico e forse anche un po' romantico. Mi affaccio alla finestra e osservo. Mi fermo, mi alieno, mi lascio trasportare dalle emozioni che la natura mi trasmette. Volo lontano da tutto e tutti. Sogno.

Apprezzo quanto abbiamo, quanto di bello il nostro paese, il Belpaese ci offre. Diciamocelo, viviamo in un mondo meraviglioso.

Il mio sogno dura poco. I piedi tornano a terra. La prossima lezione sta iniziano, il mondo torna quello di sempre, splendido.

 

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Una presenza quotidiana...il bawab

Nel giorno del vostro arrivo al Cairo, farete alcune conoscenze che diventeranno la mappa di riferimento del vostro vivere quotidiano. Una figura immancabile è il bawab, il portiere dello stabile o del condominio. Sarà lui a salutarvi nelle vostre prime ore egiziane, quando il caldo vi opprime e vi chiedete ancora se avete sbagliato ad accettare il lavoro. Forse un po' intimiditi dalla città, la sua presenza sarà costante, puntuale, discreta, di giorno e di notte. Alcuni di voi avranno incrociato per la prima volta questo ‘personaggio’ nel libro Palazzo Yacoubian di Ala Al-Aswani e si saranno forse chiesti chi è il bawab. Il bawab è identificabile con il condominio stesso, lo rappresenta fisicamente. Lo troverete seduto su di una sedia sciancata sulla soglia, quasi a segnare un confine, ciarlando con un passante o semplicemente assorto a guardare la strada. Molti bawab indossano la galabia e dormono in piccoli cunicoli angusti, con poche cose appoggiate accanto al letto, quasi a ricordare che il loro mondo esiste solo là fuori.

Ma che cosa fa il bawab? Al mattino lo incrocerete sulle scale mentre consegna i giornali oppure pulendo le automobili davanti al palazzo. Quella della pulizia delle auto è una vera ossessione nazionale: nuove, anni 70, splendenti o costellate di bozzi, c’è sempre un secchio e uno straccio che le spolvera al mattino. Il portiere organizza la raccolta dei rifiuti e provvede alla riscossione della relative ‘tassa’.

La notte precedente non avete dormito perchè un vicino ha felicemente celebrato fino alle 5 del mattino?

Il bawab vi ascolterà benigno condividendo il vostro disappunto. Non scorgerete mai frenesia nei suoi movimenti e vi sentirete sciocchi nella vostra ansiolitica sete da performance europea. Sentirete d’aver acquisito un nuovo lontano rassicurante parente. Tra ficus giganti e i pappagalli verdi che al mattino sibilano acutamente, attraverso le vie che mi portano in ufficio, oramai tutti i bawab mi riconoscono e salutano. C’è qualcosa di familiare e talvolta mi sembra di camminare tra le vie di un piccolo paese dove tutti conoscono tutti.

Infine, nelle ore canoniche, il tappeto srotolato verso la qibla [la direzione della Mecca], il bawab vi ignorerà amabilmente assorto nelle sue giaculatorie in cerca di senso.

Alla prossima settimana…Inshallah

 

 

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tra taxi e bus...

tra taxi e bus...

Muoversi al Cairo

Muoversi al Cairo può essere un’esperienza ma anche una sfida quotidiana. Il sistema dei trasporti pubblici è insufficiente rispetto ai bisogni di mobilità di una città che è cresciuta a dismisura negli ultimi 15 anni. E allora, automobili, bus piccoli e grandi, taxi e moto si alternano a piccolo carretti trainati da un mulo.

Un osservatorio privilegiato può essere la stazione della metro Nasser, con il ponte 6 ottobre sopra alla vostra testa. La calca, le bancarelle e l’odore di pannocchie alla griglia potrebbero disorientarvi ma anche avvolgervi con un rilassante calore. Potrete farvi largo cercando qualcuno che vi porti a destinazione e non ci saranno pannelli luminosi o orari da consultare. Basta chiedere e qualcuno disponibile lo troverete.

Se volete un taxi, potete agitare la mano accostandovi al finestrino dell’autista sempre abbassato.

Mi è capitato di chiedere come destinazione il mio quartier di residenza: Zamalek. Le risposte e le reazioni che ho ricevuto variano: spesso il tassista riparte senza degnarsi di una risposta; più frequentemente vi dirà che c’è troppo traffico; forse vi guarderà contrariato perché è il quartiere degli stranieri e considerate troppo posh.

Infine, un autista disponibile lo troverete magari camminando tra le auto in coda e contrattando il prezzo.

In caso contrario, potete sempre ricorrere all’autobus privato, color verde salamandra, che passerà lentamente davanti a voi. Con la porta aperta avrete tutto il tempo per lanciare la vostra richiesta.

Non riceverete in risposta un si ma un più vago: “Inshallah”, se dio vuole o a dio piacendo.

C’è qualcosa di confortante in questa espressione. Salterete in corsa pagando uno o due pound a discrezione dell’autista. Gli autobus sono vecchi rottami anni 50, spesso senza conta chilometri e i sedili  scarnificati da decenni  di sederi. Tuttavia, incrocerete gentilezze e sguardi di curiosa complicità. Avete uno zaino e siete schiacciati? Qualcuno si offrirà di tenerlo. Siete finito in fondo al bus e dovete pagare il biglietto. Scatterà immediatamente la colletta tra i passeggeri con scambio di monete e cambi di banconote per il resto.

Infine, vi state avvicinando alla vostra destinazione; un semplice gesto e l’autista rallenterà per scaricarvi al volo.

 

Alla prossima settimana..Inshallah

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Premio Cittadinanza Responsabile

Premio Cittadinanza Responsabile

Questa sera il Sindaco della mia città e un noto ex pm milanese mi hanno consegnato insieme ai mie compagni di Occhio ai Media il "Premio Cittadinanza Responsabile".

Per noi è stato uno dei premi migliori perchè significa che Ferrara è fiera di noi e del nostro lavoro! 

La sala era piena e tutti erano molto attenti alla nostra presentazione.

Il pm ad un punto della serata ha detto: "i sudditi sono coloro che si lamentano senza fare nulla, i cittadini lavorano per far andar meglio le cose", e l'applauso è stato lunghissimo.

Sapere di essere importanti per i cittadini della propria città è molto soddisfacente e quando si sa di essere appoggiati dal Sindaco lo si è ancora di più, con il risultato di prestazioni migliori e tanta voglia di lavorare e rendere la propria città migliore.

Ancora più gratificante è stato vedere i miei genitori, tra le prime file, applaudire fieri di me, e pronti ad appoggiarmi in ogni cosa che faccio.

La serata è finita tardi, e appena arrivata a casa mi sono infilata sotto le coperte, stanca ma tanto tanto orgogliosa del lavoro a cui partecipo e dell'appoggio dei miei cari.

Buona notte a tutti e sogni d'oro..

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