nomade, per natura e per necessita'.

Storie di ordinario nomadismo

Storie di ordinario nomadismo

Nomade, un po' per natura e un po' per necessita', sono approdata nella terra delle patate fritte, delle cozze e della birra. Si', sono in Belgio, nel cuore di quella - piu' o meno - amata Europa. Come molti altri, giovani e meno giovani, europei cio' che mi ha portato a Bruxelles e' stato un lavoro temporaneo e, forse, la speranza che poi qua potessi trovare quello che il mio paese non puo', purtroppo, offrirmi.

Facciamo un paio di passi indietro. Mi presento: sono Raffaella, vivo - temporanemente - a Bruxelles e negli ultimi anni ho vissuto in sette citta' diverse, ho cambiato almeno quindici case, con relativi traslochi in macchina, treno, aereo e bus. La mia traiettoria di vita ha incontrato e si e' scontrata con altri nomadi, il risultato e' che ho molti amici sparsi in giro per il globo. Amici che sento, possiamo azzardare, regolarmente, ma che vedo, purtroppo, molto meno. Certo molte persone le perdi per strada, ma fa parte del gioco. Capita che molto spesso, in questa "piccolo Mondo", ci si scontri ripetutamente. Mi e' capitato di ri-incontrare vecchi amici in luoghi diversi, mi e' successo di ritrovare persone che avevo perso di vista nei posti piu' impensabili. Mi e' capitato di bere rakja con una persona a Sarajevo e, poi, anni dopo di bere birra belga con lui qua a Bruxelles. Questa e' la faccia poetica della medaglia del nomade, sono incroci di vite che arricchiscono - molto - e ti aprono gli occhi, e la mente.

C'e' pero' una parte molto meno romantica e sta nelle difficolta', che non sono poche. Essere nomadi, vuol dire anche non avere certezze, vuol dire che non saprai dove sarai, cosa farai. Se poi sei nomade, perche' un lavoro lo rincorri e' ancora peggio. Al non sapere dove andrai, segue un sentirsi sospesi in una vita dove il futuro non ha alcuna definizione. Citando Zygmunt Bauman e' il carattere "liquido" della vita contemporanea. E poi ci sono le questioni pratiche: ogni spostamento significa generalmente un trasloco, significa dover trovare una casa in un posto che non conosci, significa dover familiarizzare con posti e persone nuove. Significa dover parlare tutto il giorno una lingua che non e' la tua. Io, ad esempio, prima del caffe' mattutino, posso parlare solo italiano! L'essere nomadi e' uno sforzo che richiede ingredienti quali lo spirito di adattamento e la pazienza, e quest'ultima e' una caratteristica di cui sono difettosa. E poi devi tenere in considerazione che le forme di alcune relazioni umane, come la famiglia e i vecchi amici, assumono forme diverse.

Detto cio', torniamo a noi, sono Raffaella e vivo a Bruxelles da circa otto mesi. Sono arrivata qua per un breve lavoro e, al termine, ho deciso di restare qua. Mi piace questa citta'? Ancora non ho una risposta, sicuramente a giorni alterni. Il mio rapporto amore-odio con Bruxelles e' dovuto, credo, alla sua mancanza di un'identita' forte, sensazione che ho avuto in altre citta' nelle quali ho vissuto, come Granada, in Spagna, e Roma. L'amore e' che e' Bruxelles e' molto stimolante, culturalmente parlando.

Ah mi dimenticavo. Di me: ascolto tanta musica, soprattutto tanti Pearl Jam e Ben Harper, leggo tanti libri, soprattutto Wu Ming ultimamente, e mi piace Modigliani.

Consigli d'ascolto, per la lettura di questo post: Pearl Jam - Given to fly

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