La costa mediterranea egiziana è un misto di deserto, sabbia e mare. E’ il punto dove il deserto si unisce all’acqua, quasi un paradosso se si pensa a cosa questi due elementi rappresentino. Ed è ancora più strano pensare che quella striscia di terra è stata protagonista di sanguinose battaglie durante la seconda guerra mondiale. Quando si esce da Alessandria per percorrere il deserto, lo scenario cambia completamente. Grandi costruzioni, villaggi turistici, condomini, moschee. Un susseguirsi di villette e moschee, che in fase di costruzione hanno lo stesso colore del deserto. Le monarchie sunnite investono da tempo sulla costa mediterranea: costruiscono case, alberghi e moschee, tutte sul mare, come al gioco del monopoli quando hai le proprietà dello stesso colore. Per un giorno lascio perdere la tesi (non voglio arrivare al confine con la Libia, anche se sono su quella direzione) e accompagno il direttore del Sacrario Militare, che ha il suo ufficio al Consolato.
Tanti chilometri nel deserto per arrivare ad El-Alamein, battaglia spesso citata nei libri di storia, una delle tante disfatte dell’Italia alleata dell’Asse. Il Sacrario ha ospiti e noi andiamo ad accoglierli. Sono i parenti delle vittime della battaglia che ogni anno vanno a portare un fiore. Ci sono ancora molti morti che la sabbia ha sepolto, ma, non possono essere scavati e posti nel Sacrario: ora che questo punto del Sahara è egiziano, la terra e quello che vi contiene è di proprietà dell’Egitto. Il sacrario ha come vicino una moschea e da buon vicini hanno trovato un accordo: il muezzin ha diminuito il numero di altoparlanti perché, il suo pubblico è fatto di soldati morti e alcune abitazioni sede della polizia. Un esempio di convivenza interreligiosa. Il custode è un egiziano che insieme alla sua famiglia, gestisce i rapporti con i locali, cura il museo e il sacrario. La visita inizia al mausoleo. L’interno è costituito da un susseguirsi di tombe, molte delle quali ignote che raccolgono i resti dei soldati italiani appartenenti alla Folgore, sconfitti dall’esercito inglese. Il sacrario è enorme e lo ideò il Colonello e ingegniere Paolo Caccia Dominioni che partecipò alla prima e alla seconda battaglia di El-Alamein. Ma è il museo la parte più interessante per capire come sono andate le cose. Intanto, la scelta di indossare le ballerine, si rivela pessima: ho i piedi pieni di sabbia che continua ad accumularsi. (continua)