C’è stato un momento della mia vita in cui l’Italia mi stava particolarmente stretta.
La fuga, perché di questo si è trattato, è stata da una parte la scelta più intelligente che potessi adottare in quel periodo della mia vita e dall’altra, una sfida che ha cambiato la prospettiva di quello che era il mondo per me a quel tempo. Tuffarsi in una realtà opposta, in una cultura distante, mi ha costretto a rimettere in gioco grossa parte della mia personalità, scendendo quotidianamente a compromessi con le mie idee e ammorbidendo il mio concetto di giusto e sbagliato.
La mia storia con la Cina parte nel (ormai) lontano 2011, quando mio marito, allora ancora mio compagno, se n'è venuto a casa un giorno chiedendomi: “Come la vedi la Cina?”. A quel tempo pensai: a domanda cretina segue risposta cretina. “Lontana.”
Invece, le cose in Italia non si stavano mettendo per niente bene. 2010 e 2011 sono stati due anni in cui pensavo di sfiorare la depressione, quanto meno quella creativa. Io mi occupo infatti, sin dalla tenera età di studente universitaria, di cinema: scrivo come critica e mi invento progetti annessi e connessi: formazione e sensibilizzazione, progetti creativi, sceneggiature. Una bella gatta da pelare insomma... La crisi, dal mio punto di vista, sembrava aver spento l'interesse di tutti ad investire nell'arte. E così, il mio lavoro andava svanendo.
A quel punto, ho deciso di guardarmi attorno. Anzi, di guardare fuori. Così ho detto a Matte che avrei spedito curriculum in ogni dove nel mondo, e che per quanto mi riguardava ero pronta a lasciare lo Stivale. Da quel momento a quando ho preso l'aereo in direzione Nanjing, credo siano passati non più di nove mesi. E un matrimonio.
Siete persone indecise sentimentalmente, cercate un modo per risolvere i vostri conflitti interiori? Bene, trovatevi a decidere come seguire il vostro compagno in Cina senza un Visto Familiare. Non per sminuire il mio rapporto con il mio attuale marito, ma semplicemente non era nei nostri programmi. Quindi, prenotiamo una data e da lì a tre mesi siamo maritoemogliefinchèmortenonvisepari. Il colpo di scena avviene una fresca serata svizzera, quando ricevo una telefonata dall’Italia: “Sai, non parto più in solitaria per i primi tre mesi, ma dovresti seguirmi già da settembre. Ti va? Domani ci prenotano i biglietti.”
Ecco, lì credo veramente che la mia prospettiva della lontana Cina sia diventata qualcosa di più...dietro l'angolo. Al punto che nel mese seguente mi sono trovata ad organizzare un matrimonio e un trasloco in 15 giorni, e ad essere così agitata all'idea di lasciare l'Europa, che il matrimonio mi sembrava una passeggiata di riscaldamento! (sì, si può organizzare un matrimonio e un trasloco in 15 giorni; per suggerimenti, scrivete in pvt)
Ma il bello ovviamente, doveva ancora iniziare.
In questi due anni ho registrato molte sensazioni ed esperienze uniche che col tempo sono diventate parte della mia nuova casa. Ma averle fissate non mi farà mai più scordare l’emozione inconfondibile del primo incontro: ecco, le condivido con voi.