E poi, improvvisamente, si parte per la Cina. Tutto un altro mondo!

Occhio all'operaio...

Occhio all'operaio...

 

Camminare per la strade della Cina porta spesso ad incontrare situazioni esilaranti o che dal nostro punto di vista, sono alquanto lontane dalla routine a cui siamo abituati. C’è infatti una discreta concentrazione di personaggi vagamente felliniani che popolano le strade e colorano piacevolmente la popolazione locale.

Se capita un guasto, piccolo o grande che sia, all’impianto elettrico, alle tubature, alla caldaia: qualunque sia l’emergenza che richiede la presenza di un operaio specializzato, bé, può essere domenica, lunedì, notte fonda o mattina vergognosamente presto, non importa, in Cina ci sarà sempre qualcuno pronto ad intervenire. La settimana lavorativa infatti ha la durata di una settimana e la giornata lavorativa, ha la durata di… una giornata.

Non c’è problema che non sia affrontabile, e dove non si arriva con i mezzi a disposizione, ci si inventa un modo alternativo o semplicemente si fa senza mezzi. Perciò, se bisogna fare ordine tra i fasci di cavi che corrono paralleli alla strada, se questi fasci di cavi si trovano molto in alto, cosa mai ci potrà servire? Una scala? C’è. Delle fascette? Ci sono. Un supporto di sicurezza? Vabbè dai non succede niente, è solo qualche metro. Un supporto morale? Presente, ti aspetta sotto. Se cadi non fa finta di niente, promesso. Che dire, è la legge del “poche storie”: si agisce. Anche se si tratta di vestire i panni del funambolo per un po’ e restare sospesi a tre metri sperando che il fascio di cavi che ti regge non si apra sotto il peso delle troppe scodelle di riso mangiate.

Quando invece il compito che ci compete è la fluidità del traffico di un passaggio pedonale nelle ore di punta, qui bisogna fare sul serio. Infatti la Cina ha una forza di grande impeto da non sottovalutare: si tratta del potere della massa, ciò che è capace di interrompere il traffico o di prolungare un verde al passaggio pedonale all’infinito. Se capita che i pedoni decidono che non hanno più voglia di aspettare, si riversano massicciamente senza soluzione di continuità sulla strada e, a meno che il guidatore non sia intenzionato a fare una strage, si deve necessariamente fermare. E garantito che lo farà perché in fondo, tutti gli autisti si aspettano di vedersi attraversare la strada in qualunque momento da nuvole di camminatori sregolati. Tranne, e soltanto quando, chi si occupa di regolare il traffico dei passaggi pedonali ha preso il proprio lavoro come una missione di pace delle Forze dell’ONU. A quel punto, armato di solo fischietto e bandierina rossa, saprà fermare i contravventori, accelerare i ritardatari, fare girare i tacchi ai furbetti o scattare a tutto gas gli scooter e i motorini quando è il loro turno. Perché, un operatore del traffico serio sa che il passaggio pedonale in Cina non è governato dalla legge del rosso ma dalla fretta dei passanti: il suo obiettivo sommo sarà di rendere quei dieci metri quadrati di asfalto a lineette, un paradiso svizzero di onestà e adempimento delle leggi dell’ordine e del semaforo.

 

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Cucina MONDIALE

Cucina MONDIALE

Mi capita ancora di assaggiare delle prelibatezze cinesi che hanno un che di familiare. Lasciando perdere gli spaghetti, che per quelli ormai è assodato che Cina e Italia sono sorelle, ci sono delle tipicità culinarie in Cina che mi sembrano una rivisitazione di qualcosa di italiano. Altroché tipiche. O forse il contrario…

Uno dei piatti più diffusi in Cina quanto altrettanto tipico in Italia, è la pasta ripiena. In Cina li chiamano (jiao zi) inglesizzato a dumpling, e tanto per intenderci noi li definiremmo ravioli. E in effetti, è lo stesso concetto con cui mia nonna la domenica preparava quella che lei chiamava “la pasta romagnola” o ravioli con ricotta e mortadella. In realtà di dumpling ce ne sono infinite forme, e a seconda se si cuociono nel brodo, nell’acqua, a vapore oppure fritti; a seconda se sono a mezzaluna, a pallina oppure a tortellino, hanno un nome diverso. Ma la procedura è la stessa e dentro troveremo sempre carne, più spesso di maiale, e quella specie di prezzemolo che si ama o si odia, il coriandolo. I dumpling più comuni sono dischi di pasta bianca (farina e acqua, no uova), tirati a mano nei ristoranti seri, che una volta imbottiti vengono chiusi a mezzaluna con una tipica pressione delle mani che rende il bordo ondeggiato.

I dumpling ormai sono una tappa fondamentale della mia settimana cinese. Invece sono ancora un po’ scettica sugli snack al mais. Ecco, una infanzia passata a mangiare patatine Dixi al formaggio, potrebbe crearmi forti traumi al confronto con lo snack al mais che si vende per le strade di Nanchino. In porzioni da scorta per la transumanza, le patatine cinesi sono sì una cottura che deriva dalla farina di mais, ma totalmente prive di sale. Insomma, non è possibile riempirsi la bocca di questi croccanti cornetti se poi quello che risulta sulle papille è l’imitazione scadente e scondita di decenni di piacevoli ricordi. Probabilmente, un Cinese in Italia sgranocchiando le Dixi in sacchetto, avrebbe bisogno di una cassa da 6 di acqua…

Veniamo al dolce. Non sono mai stata una fan dello zucchero filato, anche se da piccola era =luna park. In Cina non l’ho visto mangiare da tanti bimbi, piuttosto dai giovani. Alcuni creativi dello zucchero ne fanno composizioni colorate di qualunque forma. Ad ogni modo, c’è la sua aurea di magia anche attorno allo zucchero filato cinese, soprattutto se chi lo prepara è Master Chef.

Infine: dolci o salate? Non ne ho idea. Probabilmente io ci spalmerei la Nutella, probabilmente i Cinesi ci mettono il ragù. Qui la parte interessante delle crêpe è la procedura.

Ecco, se non sapete cosa sono i fluidi newtoniani, in questo video avrete un esempio di come il confine tra crêpe e viscosità magica sia superato: la perfetta massaia maneggia il fluido con una mano e ti prepara la crêpe sulla piastra con l’altra, mentre insegna alla nuova arrivata il minutaggio esatto da attendere, per cucinare una crêpe sottile quanto un foglio di grammatura 80. E senza sprechi. Una ninja insomma.

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Olimpiadi del lavoro a maglia

Ogni tanto mi stupisco della incredibile varietà di attività in cui ci si può imbattere nella Cina di strada. Anche nelle grandi città si sviluppa un senso di comunità locale, anzi, a maggior ragione nelle grandi città: poiché le dimensioni così estese costringono l’individuo a ritagliarsi uno spazio dentro lo spazio, dentro il quale vivere e mettere radici che siano a misura d’uomo (e non di metropoli).

Quindi si parla molto spesso di 小区 che è un po’ il quartiere, un po’ appunto la comunità del condominio, piuttosto che tutto ciò che è racchiuso tra casa e il supermercato più vicino. Ecco, in questi triangoli di punti fermi in cui la vita di ogni cinese si sviluppa, sono anche altrettanto importanti le attività di strada, quelle che hanno popolato questo spazio-blog fino ad adesso, ad esempio nei racconti sulla ginnastica dolce o i balli di gruppo.

Ecco, per tornare allo spunto iniziale, dicevo, se ne incontrano di ogni genere in terra cinese. Tra le tante stranezze in cui mi sono imbattuta, anche questa animazione di strada: una seriosa e competitiva gara di lavoro a maglia combinata con uno show man canterino folkloristico e soprattutto, particolarmente convinto, a fare da sfarzoso tappeto sonoro.

Ecco quindi che una schiera di signore dai capelli permanentati - poiché di natura il liscio domina largamente, superata una certa età tra le signore va molto di moda il riccio - munite di soli ferri e di filati di lana, si sono giocate il tutto per tutto per convincere la giuria sulla velocità e precisione del punto. Chiaramente anche in queste situazioni accorre il pubblico e c’è una spettacolosa moderazione svolta da un presentatore (o presentatrice): insomma, si tratta di uno show a tutti gli effetti, sebbene organizzato in piccolo, ma su queste cose in Cina ci si prodiga sempre con molta serietà.

Notate il tocco preciso, l’infilzata diretta delle signore che non si lasciano intimidire dalla pressione del tempo, ma agiscono il più rapidamente possibile.

Chi ha vinto? Non lo so, a quel tempo non capivo nulla di quello che mi succedeva attorno, sul marciapiede di un anfratto di un piccolo quartierino; non ho fatto altro che lasciarmi catturare incredula dal fascino di quello spettacolo, di quella sfida all’ultimo punto.

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Le ugole d'oro

Le ugole d'oro

Tra le altre attività molto comuni in Cina e spesso praticate addirittura nei parchi e nei luoghi pubblici, c'è anche il canto.

Il canto è un’arte liberatoria che è diffusa un po’ ovunque e tra tutte le età: i giovani si rintanano nei karaoke, i cosiddetti KTV, il sabato sera, e qui a turno sfogano tutte le loro energie con un microfono in mano; chi giovane non lo è più, invece, è più probabile si raduni nei parchi pubblici dove in parte si organizzano, allo stesso modo, dei karaoke portatili. Oppure, molto più seriamente, ci sono gruppi che cantano l’opera tradizionale o le canzoni folkloristiche, per la grande felicità del pubblico che accorre e li circonda. 

Non si tratta solamente di un passatempo disimpegnato: nel canto i Cinesi mettono tutto loro stessi, sebbene non riesca perfettamente a tutti. Tuttavia c’è un grande rispetto dell’errore e del coraggio di esporsi e chiunque ha il diritto di fare la propria esibizione. All’interno dei gruppi un po’ più organizzati c’è sempre un musicista e spesso anche un direttore; ci sarebbe da capire se questi vengono eletti per acclamazione popolare o per necessità.

C’è un cantante professionista quando si festeggia o si celebra qualche ricorrenza; quando si inaugura un locale; quando ci si sposa, ovviamente, ed è probabile che anche gli sposi debbano cantare. Per essere più chiari, in queste occasioni importanti, si prepara un palcoscenico e l’amplificazione a modo, per permettere a chi si esibisce di raggiungere anche i più restii nella platea.

Sono capitata in una bellissima giornata invernale al Tempio del Cielo, un luogo meraviglioso di Pechino, dove il passato dell’architettura e il presente del brulicante parco, convivono serenamente. Il giardino infatti è popolato in grande libertà, da chiunque cerchi uno spazio dove esprimersi o trascorrere il tempo libero: ci sono giochi di carte, passatempi, attività simil-sportive, e tanto spazio è lasciato, appunto, al canto e al ballo. C’è l’imbarazzo della scelta quando si tratta di fermarsi a guardare: ma, quel giorno, questo gruppo di ugole d'oro, mi ha catturato per l’evidente passione con la quale le loro voci erano capaci di sovrastare tutti gli altri che, seppure muniti di amplificazione, a poca distanza tentavano a loro volta di raccogliere pubblico. Questo coro maschile invece, senza alcuna amplificazione e con un solo organetto, si sentiva sin dall’ingresso del parco e la serenità con cui questi facevano vibrare le loro corde vocali e gioivano del risultato prodotto, era letteralmente contagiosa. Guardare per credere!

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La ginnastica dolce

La ginnastica dolce

Vi siete mai chiesti come sia possibile che la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Pechino fosse così bella e in sincronia? Vi siete mai chiesti come possono tutte quelle persone muoversi secondo un ritmo prefissato e tempi rigidi senza commettere alcun errore?

La mia personale opinione è che questa capacità di uniformare i movimenti è una dote che appartiene geneticamente ai Cinesi. Ci sono popoli che hanno il ritmo nel sangue, loro hanno la massa.

 

Quando metto piede fuori casa e, più precisamente, quando mi reco alla fermata della metro, passo ogni volta di fronte ad una parte di Nanchino, la città in cui vivo, che mi ricorda che un tempo questa enorme e moderna metropoli è stata la capitale di un impero (e poi di una neonata repubblica). Ancora oggi, infatti, la circonda la cinta muraria, che di originale deve avere ben poco, ma il cui aspetto è tuttora impressionante. Ai piedi di una delle porte di ingresso, sul finire della sera, si ritrova sempre un gruppo di signore che ha dato vita ad un vero e proprio movimento sportivo alla Porta Hanzhong. In questi anni ho assistito all’evoluzione del gruppo che da normalmente numeroso è diventato spaventosamente numeroso, fino ad organizzarsi per limitare gli accessi incontrollati e l’occupazione del prezioso spazio che le suddette signore usano quotidianamente per i loro esercizi di mantenimento. Questa volontà di organizzarsi si è concretizzata in una forma di tesseramento e abbigliamento di riconoscimento, che rende ancora più suggestiva la presenza di questa grande massa di pensionate (per la maggior parte, ma non solo) che calpesta in fila indiana e a ritmo di musica la pavimentazione della Porta Hanzhong.

Sebbene si trovino a ridosso di un incrocio ad alta percorrenza, le sportive signore non si lasciano certo intimidire e puntualmente, ogni sera, animano la strada e si circondano di un folto numero di spettatori che tentano di imitarle, senza tuttavia azzardarsi ad intralciare. Il biscione si snoda per tutto lo spazio a disposizione, e il ritmo del passo e l’avanzamento sono rigidamente tenuti sotto controllo per evitare scontri o sovrapposizioni. I movimenti sono riproducibili anche in spazi ridotti e ripetuti numerose volte; da una parte per permettere a tutti di seguire e imparare la routine, dall'altra con finalità seriamente ginniche.

L’abbigliamento dà il tocco di classe finale: probabilmente c’è una forma di classismo anche in questo, perché solo una parte di loro ha diritto alla Maglia Rosa e al Guanto Bianco. Chissà, avranno vinto il Giro per questo…

 

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I noodles tirati

I noodles tirati

Vera o non vera la leggenda che narra che gli spaghetti siano originari della Cina, di sicuro posso garantire che qualcosa di mooooolto simile agli spaghetti esista anche qui. Da un bel pezzo.

Ma l’aspetto più affascinante dello spaghetto cinese non è certo il solo gustarlo. I Cinesi poi hanno una abilità pressoché ineguagliabile per nutrirsi di questa loro tipicità gastronomica: i noodles infatti vanno rigorosamente consumati caldi fumanti e risucchiati tra le labbra perché naturalmente con le bacchette non si può certo avvolgere a spirale un bel niente. Quindi questi fili di pasta rovente, talvolta colanti di brodo, talvolta zuppi di condimento, attraversano come lava incandescente le labbra. Un essere umano non avvezzo alla pratica sin dalla tenera età, non farebbe che lacrimare e inghiottire anche il primo strato di epidermide assieme al ciuffo di noodles. Invece, un Cinese medio, allenato, probabilmente ha sulle labbra uno strato di amianto sviluppato con gli anni di esercizio che gli permette di non sentire la temperatura lavica che raggiunge la sua bocca.

I noodles, al di là della temperatura, sono un piatto estremamente gustoso. Per chi ama il brodo poi, in Cina si dilettano in mille versioni un po’ come in Italia. Nei ristoranti musulmani si trova un prelibato brodo di manzo che accompagna molto spesso i famosi noodles “tirati”. I noodles tirati sono una specialità di Lanzhou, una città del nord-ovest della Cina dove appunto è diffuso l’Islam. Quindi molto spesso i ristoranti di Lanzhou sono anche ristoranti Halal.

Ma torniamo alla star del giorno: il noodle tirato. Ecco, quando dico tirati, intendo proprio allungati, estesi, infiniti, bisciosi, con un inizio che è qui e una fine che è chissà dove.

L’arte del tiro del noodle si impara con una lunga pratica: prima di tutto l’impasto è qualcosa che mi rimane ancora sconosciuto, davvero. Si tratta chiaramente di farina bianca, ma non posso garantire che ci sia soltanto farina di grano là dentro, acqua e probabilmente un olio di semi dal sapore molto leggero. Il risultato comunque è una pasta relativamente collosa che necessita di molta energia nella lavorazione, e che allo stesso tempo resiste ai feroci maltrattamenti a cui viene sottoposta: guardare per credere!

Se osservate con attenzione, vedrete che è molto probabile che ciò che viene inserito nella pentola della cottura, sia un unico luuuungo spaghettone che nasce dall’intreccio continuo tra le dita del maestro pastaio. Tiro e saltello, intreccio, tiro e saltello, intreccio, tiro e saltello, intreccio, sbatto e puff: ecco una manciata di spaghetti pronta da gettare nel pentolone.

Si aggiungono verdure o carne, dell’altro brodo, più saporito, un po’ di cipollotto e del coriandolo a decorare e…pronti! Ora, decidete voi quale è la tecnica più sicura per poterli mangiare.

La mia di solito mi fa apparire abbastanza ridicola, mentre tento di spegnere l’incendio in corso tra le mie labbra, con la boccata di noodles che ancora penzolano, dal brodo si collegano direttamente alle mie ganasce malconce e ustionate… ma pare che nessuno ci faccia particolarmente caso…

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Balla, ma fallo in piazza!

 

Quando arriva un clima accettabile, non c’è inquinamento che tenga: la gente si riversa nelle piazze. Malgrado la maggior parte delle città non abbiamo una piazza nel senso in cui noi Italiani normalmente la consideriamo, esistono alcune realtà che hanno questa fortuna. Per le altre ci si arrangia, con i parchi, con le maestose porte in stile cinese (che quelle si trovano ovunque), o se proprio non si dispone neanche di queste, con i marciapiedi.

Ecco che nelle serate di inizio estate questi spazi aperti si popolano di gruppi spontaneamente radunati per fare un po’ di esercizio fisico tramite il ballo, dimenticarsi dei problemi della giornata e distrarsi o, perché no, fare nuovi incontri. Sono pochi i ballerini provetti, la maggior parte è gente che si improvvisa tale o che ha imparato proprio per strada e comunque se la cava. Ma coloro che conosco l’arte, sono molto felici di condividerla e per autoelezione o acclamazione popolare, diventano i leader della situazione. Sono loro cioè che propongono o condividono le coreografie codificate e trascinano tutto il gruppo di appassionati.

In questa affollatissima piazza di Huangdao, nel nord della Cina, nella stessa location non più grande di un campo da tennis, un piccolo gazebo centrale divideva gruppi eterogenei organizzati secondo colonne sonore diverse. La musica la porta qualcuno, immagino una persona rispettatissima vista l'importanza chiave del suo contributo. Taluni, condividevano la medesima amplificazione, e si trovavano quindi ad interpretare uno stesso ritmo con movimenti del tutto differenti: chi a coppie, chi in schiera. Se si guarda a sinistra saltellano, se si guarda a destra è il tango!

Non ci sono regole purché si rispettino gli spazi: se si vuole ballare per proprio conto, si può fare anche questo. O se si vuole restare ad osservare pietrificati, sì, anche questo è lecito.

L’importante, per chi si gode lo spettacolo, è saper osservare anche le file secondarie, quelle dei più timidi che non si espongono in primo piano, coloro che stanno imparando e che a tratti confondono le sequenze. Ci sono personaggi concentrati, altri totalmente rilassati, altri ancora entusiasti, e pure quelli esausti e sconsolati: ma da ognuno di loro che si impara a lasciarsi andare, a non avere timore dell’apparenza della goffaggine, dell’errore e a continuare a provare.

Quella piazza sì che è una Cina libera…!

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L'anima gemella

L'anima gemella

Una tra le piazze più vive in Cina, a parte la famosa Tian’An Men, è la Piazza del Popolo di Shanghai (People’s Square). Un centro verde circondato da monumenti di nota fama, nel quale si svolgono tante delle attività che caratterizzano la cultura cinese: si pratica il Tai Qi all’alba o al calar del sole, si fa esercizio, si gustano le esibizioni di arte contemporanea dello Shanghai Museum. Ma ci sono anche il Majong e le carte ovviamente.

In una parte poi di questo polmone verde cittadino, ramificato tra i passaggi del parco stesso, si sviluppa uno dei più vivaci Mercati degli Appuntamenti che io abbia mai visto. Il Dating Market è un chiaro esempio di quanto il matrimonio sia tenuto in particolare considerazione nella cultura cinese: quel romanticismo sdolcinato che abbiamo imparato dalla cultura poetica Italiana, qui è parzialmente accantonato per lasciare spazio spesso ad una pianificazione familiare che è talvolta una ragione di sopravvivenza essenziale.

I giovani infatti, magari entro i 27 preferibilmente, devo sposarsi e dare alla luce un figlio. Devono possedere una casa e ottenere uno standard di vita tale che possa permettere anche alle generazioni dei genitori di trascorrere una vecchiaia dignitosa e lontana dal lavoro. Le pensioni infatti, per chi ce le ha, sono spesso insufficienti e i genitori dipendono dalle loro creature anche economicamente, ribaltando il ciclo di cura dell’altro, fino quasi agli estremi della dipendenza: ecco, tutta questa fretta di garantire ai figli un sereno futuro, comprende in realtà la giustificata preoccupazione per la propria sorte.

Trovare un marito o una moglie che sia all’altezza delle aspettative, quindi è indiscutibilmente necessario. Preferibilmente, la giovane non deve essere più alta del ragazzo né più vecchia; non deve avere uno stipendio maggiore né vantare un grado di istruzione superiore. Il promesso dovrebbe tendenzialmente già garantirle una casa, soprattutto se la zitella è un buon partito (ovvero bella e di buona famiglia). Di solito chi arriva al Dating Market è perché ha passato l’età da marito concepita nella testa dei genitori (o dei nonni): magari gli appuntamenti precedenti non hanno funzionato, o magari semplicemente l’interessato non ha così fretta di accasarsi. Non è infrequente che ragazze che hanno superato l'età da marito, si "svalutino" e si trovino pure ad avere meno scelta, oltre ad essere spesso vittima di gratuite canzonature.

Purtroppo però, l’orologio biologico cinese è davvero stressante, al punto che c’è un vero business dietro al matrimonio e alla combinazione dei cuori: in passato, era così che funzionava, e sapienti Matchmaker collegavano i poli in base alle inclinazioni dei ragazzi e alle richieste delle famiglie. Non è insolito trovare queste formule ancora largamente utilizzate nelle campagne. L’amore poi, come si dice, viene col tempo. Sempre che non arrivi prima il divorzio…

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Come la vedi la Cina?

Come la vedi la Cina?

b2ap3_thumbnail_trasloco.jpgC’è stato un momento della mia vita in cui l’Italia mi stava particolarmente stretta.

La fuga, perché di questo si è trattato, è stata da una parte la scelta più intelligente che potessi adottare in quel periodo della mia vita e dall’altra, una sfida che ha cambiato la prospettiva di quello che era il mondo per me a quel tempo. Tuffarsi in una realtà opposta, in una cultura distante, mi ha costretto a rimettere in gioco grossa parte della mia personalità, scendendo quotidianamente a compromessi con le mie idee e ammorbidendo il mio concetto di giusto e sbagliato.

La mia storia con la Cina parte nel (ormai) lontano 2011, quando mio marito, allora ancora mio compagno, se n'è venuto a casa un giorno chiedendomi: “Come la vedi la Cina?”. A quel tempo pensai: a domanda cretina segue risposta cretina. “Lontana.”

Invece, le cose in Italia non si stavano mettendo per niente bene. 2010 e 2011 sono stati due anni in cui pensavo di sfiorare la depressione, quanto meno quella creativa. Io mi occupo infatti, sin dalla tenera età di studente universitaria, di cinema: scrivo come critica e mi invento progetti annessi e connessi: formazione e sensibilizzazione, progetti creativi, sceneggiature. Una bella gatta da pelare insomma... La crisi, dal mio punto di vista, sembrava aver spento l'interesse di tutti ad investire nell'arte. E così, il mio lavoro andava svanendo.

A quel punto, ho deciso di guardarmi attorno. Anzi, di guardare fuori. Così ho detto a Matte che avrei spedito curriculum in ogni dove nel mondo, e che per quanto mi riguardava ero pronta a lasciare lo Stivale. Da quel momento a quando ho preso l'aereo in direzione Nanjing, credo siano passati non più di nove mesi. E un matrimonio.

Siete persone indecise sentimentalmente, cercate un modo per risolvere i vostri conflitti interiori? Bene, trovatevi a decidere come seguire il vostro compagno in Cina senza un Visto Familiare. Non per sminuire il mio rapporto con il mio attuale marito, ma semplicemente non era nei nostri programmi. Quindi, prenotiamo una data e da lì a tre mesi siamo maritoemogliefinchèmortenonvisepari. Il colpo di scena avviene una fresca serata svizzera, quando ricevo una telefonata dall’Italia: “Sai, non parto più in solitaria per i primi tre mesi, ma dovresti seguirmi già da settembre. Ti va? Domani ci prenotano i biglietti.”

Ecco, lì credo veramente che la mia prospettiva della lontana Cina sia diventata qualcosa di più...dietro l'angolo. Al punto che nel mese seguente mi sono trovata ad organizzare un matrimonio e un trasloco in 15 giorni, e ad essere così agitata all'idea di lasciare l'Europa, che il matrimonio mi sembrava una passeggiata di riscaldamento! (sì, si può organizzare un matrimonio e un trasloco in 15 giorni; per suggerimenti, scrivete in pvt)

Ma il bello ovviamente, doveva ancora iniziare.

In questi due anni ho registrato molte sensazioni ed esperienze uniche che col tempo sono diventate parte della mia nuova casa. Ma averle fissate non mi farà mai più scordare l’emozione inconfondibile del primo incontro: ecco, le condivido con voi.

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