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Cittadini nel mondo, le esperienze di chi si trova all'estero per studio, lavoro e svago.

La strategia

Come primo passo, mi iscrivo al centro pubblico per l’impiego di Bruxelles: Actiris. 

Il Belgio, l’avevo già accennato in un articolo precedente, è uno Stato federale dalla struttura molto complessa. Tale struttura è composta da entità denominate “Regioni” e “Comunità”. In sintesi, le Regioni sono entità territoriali, simili per molti aspetti alle regioni italiane, o meglio ancora agli Stati americani o ai Länder tedeschi, mentre le Comunità sono entità linguistiche e culturali, legate quindi alla persona e non strettamente al territorio. 

Il Belgio è composto, quindi, da tre regioni (Fiandre, Bruxelles Capitale e Vallonia) e da tre comunità linguistiche (francese, nederlandofona e germanofona). Talvolta Regioni e Comunità linguistiche coincidono e si sovrappongono, altre volte no. 

Per questo motivo, i servizi pubblici per l’impiego sono divisi a loro volta in quattro entità:

ACTIRIS per la regione di Bruxelles Capitale, bilingue francese e nederlandese; FOREM nella regione vallona, di lingua francese; VDAB nella regione delle Fiandre, di lingua nederlandese; ADG per i comuni germanofoni, tutti situati nella provincia di Liegi.

Indipendentemente dalla loro identità regionale e linguistica, tutti i servizi pubblici per l’impiego hanno il compito di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e funzionano più o meno nello stesso modo.

 

Secondo: inizio a creare un profilo online sui siti web delle principali agenzie di lavoro interinali.

 

Terzo: inizio a frequentare due corsi di lingua (inglese e francese) per rafforzare le compentenze linguistiche e avere al tempo stesso le certificazioni per poterle dimostrare. A oggi, non ho ancora smesso di andarci. Mi piace, è utilissimo e, soprattutto, per niente caro. Mi sono appoggiato all’EPFC, un’associazione creata dalla Libera Università di Bruxelles e dalla Camera di Commercio belga. Essendo iscritto ad Actiris, pago 68 euro per un corso di 120 ore. 

 

Quarto: inizio a collaborare con gruppi informali di ragazzi italiani a Bruxelles: Giovani Italiani Bruxelles e La Comune del Belgio. Questi due gruppi sono poi diventati associazioni senza scopo di lucro, regolarmente riconosciuti dallo stato federale belga. 

 

‘Giovani Italiani Bruxelles’ è un progetto indipendente che mira a ottenere politiche concrete per i giovani italiani.  L’iniziativa riunisce giovani italiani con esperienze diverse: stagisti, lavoratori precari, professionisti, disoccupati e studenti, accomunati dall’ interesse per la situazione politica in Italia e in Europa. E’ un’iniziativa apartitica e volontaria: ci si incontra nel tempo libero, non c’è uno staff fisso e non abbiamo finanziamenti. A dirla tutta, non disponiamo nemmeno di una sede.

L’idea è quella di creare uno spazio per lo scambio d’idee e trovare insieme possibili soluzioni ai problemi che i giovani affrontano in Italia e all’estero e che riguardano soprattutto il mondo del lavoro, dell’istruzione, della ricerca e in generale delle politiche giovanili.

 

“La Comune del Belgio” è un gruppo di emigrati che credono che la solidarietà sociale e l’aiuto reciproco siano dimensioni fondamentali per superare al meglio le situazioni difficili e per ricominciare a “costruire un mondo migliore” di quello odierno. In opposizione all’individualismo sfrenato che regna oggi, con questi ragazzi si è iniziato un percorso per ricomporre quel senso di comunità e quei legami sociali che il sistema in cui viviamo hanno disperso. Mettere a disposizione della “Comune” un po’ del proprio tempo è il modo per creare una rete di solidarietà diffusa e facilmente accessibile. L'obiettivo dell’associazione è quello di fornire una guida completa su come affrontare l'esperienza da migrante con meno traumi possibile, condividendo le esperienze personali e i problemi che ognuno ha vissuto sulla propria pelle, di volta in volta. La Comune del Belgio fornisce informazioni, riferimenti, contatti, suggerimenti e piccole consulenze. L’associazione vuole anche gettare una nuova  luce sulla storia dell’emigrazione italiana in Belgio, fotografando la situazione attuale attraverso un questionario.

Collaborare con queste due associazioni, per me ha rappresentato un modo per accrescere le mie competenze organizzative, informatiche, comunicative e di sviluppo di analisi politiche.  E’ un po’ l’occasione per unire la mia esperienza lavorativa in Italia con la mia variegata formazione universitaria (Politecnico, DAMS, Scienze Politiche) e produrre qualche cosa di concreto.

Mi costa molto: sia in termini di tempo, sia in termini di fatica. Ma ne vado fiero. 

Ne vado fiero il doppio perchè è tutto su base volontaria. Ne vado fiero il triplo perchè ho gettato le basi per la “riscossa”!

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Cammina cammina...

Cammina cammina...

Il primo inverno a Bruxelles trascorre lentamente, molto lentamente. 

Quest’anno il clima è rigido, con frequenti nevicate e abbondanti piogge. 

L’umidità e il freddo non sono il massimo per le mie ginocchia, le quali protestano vivacemente e quotidianamente con fitte continue e lancinanti. Anche la mia schiena pare non gradire troppo il clima de la Belgique. 

Gli amici di Torino mi prendono spesso in giro dicendo che son troppo vecchio per fare l’emigrante, che non ho più il fisico etc., altri scherzano sulle mie origini pedemontane: “ Ma come? Tu vieni dalla montagna, non dovresti patire il freddo!” . 

Cari simpaticoni, anche gli eschimesi nascono e abitano in luoghi freddi. Nonostante ciò, non ne ho mai visti in bikini.  

Durante questo periodo cammino molto. Strada per strada, quartiere per quartiere, negozio per negozio e pure tutti i ristoranti e i bar di Bruxelles Centro. 

“Bonjour, mi chiamo Andrea, ho 35 anni e ho lasciato l’Italia e sono qui in cerca di lavoro”. 

Sono centinaia i curricula lasciati. Commesso, lavapiatti, aiuto cuoco, cameriere. 

Sono altrettante le risposte ottenute e altrettanto varie: “Grazie, lasciaci pure il tuo CV qui!” nel migliore dei casi, oppure : “Ci dispiace, siamo al completo col personale e poi c’è la crisi!”. Le peggiori risposte sono sempre inerenti il bilinguismo: “Lei lo sa il fiammingo? Perché qua è obbligatorio sa?”, o la burocrazia: “Ha già il numero di registro nazionale?” gentilmente rispondo: “Guardi ho già avviato le pratiche e lo sto aspettando”, “Eh, ma fin che non ha il numero nazionale non può fare niente qui!”. Evviva….

La cosa più deprimente è che lavoro da quando avevo sedici anni. Alle superiori, durante le vacanze estive andavo a fare manutenzione in un’ industria cartaria delle mie parti. In vita mia, ho sempre studiato o lavorato. Non sono abituato a rimanere fermo. Odio dover farmi mantenere dai miei genitori, mi pesa più di ogni altra cosa. E’ deprimente.

Qua in centro città la situazione non si evolve e i giorni passano, non va bene. 

All’improvviso mi viene in mente una scena, a parer mio surreale, a cui assistetti da ragazzino su un treno: una signora di origini russe, dopo aver avuto una discussione telefonica parecchio animata col marito, raccontava all’amica di essere furiosa nei confronti del marito. La ragione? era di nuovo andato a lavorare in cantiere. 

Compresi che il problema stava nella differenza tra il costo delle scarpe e la paga giornaliera del marito. La signora sosteneva che il marito consumasse più scarpe di quello che avrebbe guadagnato. Avrebbe fatto meglio a restarsene a casa il marito, lei era venuta a lavorare in Italia proprio per mettere da parte dei soldi e non per comprare le scarpe da lavoro per il marito. Era nel pieno della crisi speculativa che ha colpito la Russia nel ‘98. 

Io ho camminato tanto, consumato scarpe, preso un sacco di freddo, ma concluso nulla. 

Subito penso: mi trovo un lavoro qualunque, provvisorio, per mantenermi e nel frattempo cerco altro, qualcosa che mi permetta di costruirmi una stabilità a lungo termine. 

No, non funziona. Bisogna rivedere la strategia iniziale. E’ necessario un salto di qualità. 

Il centro è saturo di gente in cerca di lavoro, bisogna andare verso la periferia. 

Ho una laurea, parlo tre lingue, conosco due mestieri, ho un sacco di esperienze lavorative in differenti settori produttivi e commerciali. 

Decido di ampliare il fronte della ricerca. 

 

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Le 12 fatiche di Asterix - Parte 1

Le 12 fatiche di Asterix - Parte 1

Quando partii dall’Italia due anni fa (Un'avventura...), detti per scontato che la ricerca di un lavoro sarebbe stata difficile. Misi in conto alcuni problemi che avrei dovuto affrontare: la lingua, l’aumento del flusso migratorio verso i paesi del nord Europa, il clima e, soprattutto, la famigerata burocrazia belga. 

Valutare i pro e i contro di una decisione così importante come quella di trasferirsi in un Paese nuovo è fondamentale. Aiuta ad arrivare preparati spiritualmente e logisticamente. Consente di risparmiare tempo e ottimizzare le risorse.

Ma come normalmente accade, tra il pensare e il fare… c’è di mezzo “e il”. 

Io sono venuto per cercare lavoro come vivaista o giardiniere. Ho un bagaglio di esperienza di tre anni nella riproduzione di rose antiche. Giardinaggio ne ho fatto parecchio. 

Il mio vecchio lavoro! Riproduzione in campo di rose antiche.

Sono giunto in Belgio consapevole di conoscere un po’ di francese, di inglese e anche la lingua di Dante. Supponevo che l’italiano non sarebbe stata la mia carta vincente e davo per scontata la necessità di ampliare le mie abilità linguistiche. Ovvio, direte voi: vai a vivere a Bruxelles, il francese lo devi sapere! Quello che normalmente sfugge, a me per esempio è successo, è l’ordinamento dello stato:  il Belgio è una monarchia federale, suddiviso in tre regioni linguistiche, di cui Bruxelles è la capitale. Tre regioni linguistiche! Tre lingue. 

L’affare si complica: c’è il francese della comunità vallona, c’è il fiammingo (l’olandese per intenderci), e pure il tedesco. Tra fiamminghi e valloni non corre assolutamente buon sangue. La comunità germanofona è confinata a ridosso del confine tedesco e dimenticata lì. 

Per aggiungere un po’ di suspense alla storia, possiamo dire che Bruxelles è densamente popolata da francofoni, ma situata in territorio fiammingo. Insomma, la capitale dell'Unione Europea è situata in una delle zone più "dis-unite" d'Europa...

Mi è capitato spesso di recarmi presso vivai gestiti da fiamminghi per consegnare i miei curriculum e di essere totalmente ignorato per essermi rivolto a loro in francese. Non parli fiammingo, non esisti!  Non sono cose che fanno piacere. Ti fanno arrabbiare. E' molto umiliante. Vengo per offrire un servizio, per mettere a disposizione le mie capacità. Non rubo niente a nessuno!

Ovviamente, non tutti i fiamminghi sono così intransigenti, anzi, i miei compagni dei vari corsi di inglese che ho frequentato sono esattamente l'opposto. Ma episodi di questo genere possono accadere e ti segnano profondamente. Ti fanno riflettere non tanto perchè vieni trattato nello stesso modo in cui troppi italiani trattano i cittadini stranieri, ma perchè se succedesse a loro si renderebbero conto che, una volta fuori dai confini nazionali, siamo tutti immigrati. 

L’aumento del flusso migratorio dai Paesi dell’area PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna), unito a quello proveniente dall’est Europa, dall’Africa e dall’Asia, si va a collocare al centro delle difficili dinamiche interne allo stato belga, e va a intensificare le tensioni tra le diverse comunità. 

Si tratta di un flusso in costante aumento.

Io l’ho potuto verificare di persona, alla "Commune de Bruxelles"… (to be continued)

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